Perché è importante comunicare sul lavoro?
Nella maggioranza delle organizzazioni lavorative si parla poco. In tante altre non si parla affatto, il verbo “comunicare” sul lavoro è abolito.
Poco interessa, adesso, il motivo di questa situazione. Ciò che più importa è comunicare. Quando in un ambiente di lavoro la gente comunica fra di loro, c’è maggiore garanzia in termini di sicurezza. Le persone, esprimendosi, mettono in evidenza gli aspetti preoccupanti da migliorare. In altri casi, sempre durante le convenevoli comunicazioni interpersonali, nascono sani e proficui momenti di confronto. Confronto, ovvero, ascoltare tutti indipendentemente da chi si è … indipendentemente da chi si ha di fronte. Il tutto per riflettere insieme e prendere le decisioni più efficaci.
Bocche cucite, cuori imprigionati
Purtroppo non abbiamo, in linea generale, questa sana abitudine sul lavoro. Se ne sono accorti anche i lavoratori che, pur volendo suggerire o ragionare su un aspetto, si astengono da questo fare propositivo. Tanto, pensano loro, qui nessuno presta attenzione: la mia voce è inutile, dà fastidio, lascio perdere. E il tutto rimane solo nella mente e nelle mani di chi ha, gerarchicamente parlando, voce in capitolo (non … più voce in capitolo di altri!).
Questo fare strano, direttamente, pone in essere ulteriori conseguenze. Fra queste, la mancanza di collaborazione, carente proattività, assenza di spirito di iniziativa. Non credete che, come me, al contrario tutto questo potrebbe elevare la cultura aziendale e la sicurezza in favore di tutti?
Mettiamoci in testa che la comunicazione è importante per evidenziare non solo il pensiero del mondo dei lavoratori, ma per ottenere (e spesso accade anche questo) idee e suggerimenti da parte di chi potrebbe conoscere il suo lavoro meglio di chiunque altro!
C’è gente che vuole offrire di più
Le persone vogliono dare il proprio contributo, non soffochiamo le loro intenzioni. Ho sempre puntato, almeno un occhio, sull’emotività negli ambienti di lavoro. Semplicemente perché credo nella componente umana, dove la ritengo molto importante all’interno di un’organizzazione lavorativa. Mi piacciono gli ambienti dove c’è molta socialità fra colleghi, qualunque siano le mansioni ed i livelli di inquadramento contrattuali.
Quando la socialità è presente e viva, le persone stanno bene. Collaborano maggiormente, rispettano con piacere le procedure dettate dai superiori, sono molto proattive, si tutelano in misura migliore. Inoltre, fatto altrettanto certo, si lavora meglio. Si, si è più produttivi e la qualità del prodotto o servizio è perlopiù eccellente.
L’asocialità non fa sconti a nessuno
Ma, amici miei, è vero l’esatto contrario. Mi riferisco alle attività lavorative i cui ambienti esprimono carenze di socialità e di emotività. In verità, anche in questi casi, l’emotività dell’organizzazione si manifesta … ma in maniera a dir poco negativa. Pertanto, cominciano i dissapori, le dispute prendono il sopravvento, le mancanze di rispetto delle regole si presentano con una certa frequenza. E così, la produttività e la qualità, si riducono ai minimi termini. Si fa quel che si deve, differente da ciò che si potrebbe fare!
Quando iniziare, se non proprio ora?
È evidente che stiamo vivendo un particolare periodo storico che sta mettendo a dura prova il lavoro e l’economia in genere. Ma, proprio perché sappiamo questo, dobbiamo cercare di costruire organizzazioni diverse. Per me si può fare tanto … e con molto poco. Non mi prodigo nel suggerivi cosa fare, tanto sapete bene come vorreste essere trattati.
Altre risorse, nuove idee …
Nel caso in cui tu avessi bisogno di un piccolo aiuto, ti invito a visitare le seguenti pagine presenti sul nostro sito internet. Potresti venire a conoscenza di consigli e utili informazioni, oltre ad una serie di servizi che offriamo normalmente alle persone ed alle aziende di qualunque settore di attività:
Alla prossima, grazie!
Francesco
Esprimiamoci sul lavoro, con modo, ma comunichiamo!